Nel caso quì di seguito analizzato la paziente è una donna caucasica di 46 anni non fumatrice con buone condizioni di anamnesi generale. Dall’analisi intraorale si nota subito la mancanza, da circa 4 anni, dell’elemento 4.6. con evidente riassorbimento orizzontale dei tessuti (Fig.1).
Alla scheletrizzazione del sito si conferma la notevole contrazione ossea orizzontale particolarmente evidente nella porzione coronale della cresta edentula. Appare quindi evidente come, un posizionamento implantare in assenza di tecniche rigenerative, comporterebbe non solo la necessità di utilizzare una fixture di diametro inadeguato per un molare, ma anche un suo inserimento troppo linguale che , a sua volta, porterebbe ad un’eccessivo sovracontorno della corona protesica definitiva. Tale surplomb, anche volendo trascurare l’inestetismo in quanto in zona molare, determinerebbe comunque una biomeccanica più sfavorevole ed un mantenimento igienico inadeguato.
Una volta calibrato lo spessore osseo residuo e la distanza dal NAI, si sceglie l’utilizzo di una tecnica di Split Crest.
Effettuiamo l’incisione crestale e le due di rilascio vestibolare iniziali, con l’ausilio di frese specifiche montate su manipolo sonico (Fig.2).
Successivamente passiamo all’utilizzo del D.B.E. System, al fine di determinare un’espansione ossea controllata che eviti fenestrazioni o fratture del tassello osseo vestibolare. Iniziamo con l’ausilio del primo espansore per passare poi a quelli successivi fino al raggiungimento dell’aumento desiderato (Fig.3).
In queste fasi, a nostro avviso, è essenziale prestare la massima attenzione all’asse dei bone expanders e, una volta raggiunta la profondità desiderata, mantenerli in posizione ,prima del passaggio al successivo, il tempo necessario affinchè l’elasticità del tessuto osseo non ne infici l’avvenuta espansione. Ciò infatti potrebbe rendere estremamente difficile la discesa dell’espansore seguente o, in caso di forzature eccessive, determinare l’insorgenza di fratture.
L’intervento continua con l’inserimento di un impianto Premium Ø 4.25 da 11.5 mm (Fig.4), la chiusura dei gap infraossei con del biomateriale (Fig.5) e l’ausilio di membrane riassorbibili (Fig.6-7).
A distanza di 4 mesi si procede alla scopertura della fixture e si apprezza un notevole aumento dei tessuti crestali (Fig.8) con una pressochè totale correzione del minus precedente (Fig.9).
Infine, dopo condizionamento tissutale mediante corona in resina provvisoria (Fig.10), si completa il caso con il posizionamento di una corona in ceramica definitiva (Fig.11-12).
Il controllo radiografico immediatamente successivo e quello fatto a 3 anni dall’intervento mettono in evidenza il buon mantenimento dei livelli ossei periimplantari (Fig.13).